10 Jun
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Nel mondo dell’educazione – familiare o scolastica – c’è ancora una forte pressione verso la perfezione. Genitori ed educatori spesso si sentono inadeguati se non riescono a essere sempre presenti, pazienti, empatici. Ma cosa succede se cambiassimo prospettiva? Se accettassimo che non serve essere perfetti, ma piuttosto autentici e capaci di riparare? È proprio questa la  Regola dei Terzi.


📐 Cos’è la Regola dei Terzi?

La Regola dei Terzi è un modello che descrive la qualità della relazione tra adulto e bambino nel quotidiano. Non è una ricetta rigida, ma una bussola relazionale. Per avere una relazione soddisfacente sarebbe sufficiente che

  • 1/3 delle interazioni avvenisse in sintonia: l’adulto è presente, ricettivo, in risonanza emotiva con il bambino.
  • ⚠️ 1/3 delle interazioni si caratterizzasse da una fase di rottura: inevitabili momenti di disconnessione, tensione o incomprensione.
  • 🔄 1/3 delle interazioni fosse costituito da una fase di riappacificamento: l’adulto si rende conto della rottura e cerca di ricucire, riconoscendo l’emozione e ristabilendo il contatto.

Questo modello ci invita a normalizzare l’imperfezione: la qualità della relazione non si misura dall’assenza di errori, ma dalla capacità di riparare.


🌱 Perché è così importante?

Nel pensiero educativo tradizionale, la rottura della relazione può essere vissuta come un fallimento. Ma in realtà, per il bambino, vedere che la relazione può spezzarsi e poi ricomporsi è un'esperienza fondamentale. Attraverso la riparazione:

  • il bambino impara che i legami sono resilienti;
  • si costruisce la base dell’autoefficacia relazionale;
  • si sviluppa la fiducia nell’adulto e nel mondo.

Inoltre, quando l’adulto chiede scusa, riconosce l’errore, si mostra umano, offre un potente modello di autoregolazione emotiva.


🎯 Implicazioni pedagogiche

Adottare la Regola dei Terzi significa promuovere una pedagogia della presenza imperfetta, ma significativa. Ecco alcune ricadute pratiche:

  • Educatori e insegnanti possono alleggerire il senso di colpa e lavorare in modo più sostenibile.
  • I genitori si sentono più legittimati ad "esserci come possono", senza il mito del genitore ideale.
  • Si valorizza il momento della riparazione, spesso trascurato, ma centrale nello sviluppo del bambino.

Riparare non significa “aggiustare” tutto, ma tornare nella relazione con consapevolezza. Alcuni esempi:

  • “Mi dispiace per come ho parlato prima, posso rimediare?”
  • “Ti ho frainteso, voglio ascoltarti meglio adesso.”
  • “Anche io mi arrabbio, ma cercherò di fare meglio. Ci riproviamo insieme?”

La parola autentica, unita a un gesto coerente, può cambiare radicalmente la qualità dell’interazione.


La Regola dei Terzi non è solo una teoria: è una pratica trasformativa. Se ben interiorizzata, ci aiuta a:

  • smettere di inseguire la perfezione,
  • concentrarci sulla continuità affettiva,
  • coltivare la fiducia nella relazione educativa,
  • far crescere bambini più sicuri, empatici e resilienti.

Proprio nel gesto di tornare l’uno verso l’altro dopo una distanza, si fonda una delle esperienze più nutrienti per il bambino. Accogliere la Regola dei Terzi significa educare alla relazione vera, quella fatta di errori, ritorni e nuove possibilità.


📎 Per approfondire

  • Silvia Iaccarino, Regola dei Terzi – video e articoli su percorsiformativi06.it
  • Donald Winnicott, Il genitore sufficientemente buono
  • Daniel Stern, Il mondo interpersonale del bambino
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