Nel mondo dell’educazione – familiare o scolastica – c’è ancora una forte pressione verso la perfezione. Genitori ed educatori spesso si sentono inadeguati se non riescono a essere sempre presenti, pazienti, empatici. Ma cosa succede se cambiassimo prospettiva? Se accettassimo che non serve essere perfetti, ma piuttosto autentici e capaci di riparare? È proprio questa la Regola dei Terzi.
La Regola dei Terzi è un modello che descrive la qualità della relazione tra adulto e bambino nel quotidiano. Non è una ricetta rigida, ma una bussola relazionale. Per avere una relazione soddisfacente sarebbe sufficiente che
Questo modello ci invita a normalizzare l’imperfezione: la qualità della relazione non si misura dall’assenza di errori, ma dalla capacità di riparare.
Nel pensiero educativo tradizionale, la rottura della relazione può essere vissuta come un fallimento. Ma in realtà, per il bambino, vedere che la relazione può spezzarsi e poi ricomporsi è un'esperienza fondamentale. Attraverso la riparazione:
Inoltre, quando l’adulto chiede scusa, riconosce l’errore, si mostra umano, offre un potente modello di autoregolazione emotiva.
Adottare la Regola dei Terzi significa promuovere una pedagogia della presenza imperfetta, ma significativa. Ecco alcune ricadute pratiche:
Riparare non significa “aggiustare” tutto, ma tornare nella relazione con consapevolezza. Alcuni esempi:
La parola autentica, unita a un gesto coerente, può cambiare radicalmente la qualità dell’interazione.
La Regola dei Terzi non è solo una teoria: è una pratica trasformativa. Se ben interiorizzata, ci aiuta a:
Proprio nel gesto di tornare l’uno verso l’altro dopo una distanza, si fonda una delle esperienze più nutrienti per il bambino. Accogliere la Regola dei Terzi significa educare alla relazione vera, quella fatta di errori, ritorni e nuove possibilità.